La nutrizione è un ambito che, per lavoro e non solo, mi ha sempre appassionato.
Abbiamo suddiviso le “Pillole di nutrizione” in tre macroaree.
- Le “pillole” propriamente dette sono dei piccoli focus su linee guida o studi inerenti la nutrizione.
- La “ricetta del giorno” racchiude alcune delle nostre ricette preferite, semplici da preparare e gustose da mangiare. Non del tutto veg, ma ci assomigliano…
- Infine, trasformare gli ingredienti in qualcos’altro: è questo che io chiamo “la galenica domestica”. Non semplice cucina. Ha un tocco di magia.

martedì 8 settembre 2020

FICO EatalyWorld - Come si degusta un vino?

Breve guida fondamentale per imparare a degustare un vino senza ansia. Un vino per il pranzo, uno per l’ora aperitivo e un altro per la cena. Il rosso per la carne, al pesce un bianco. Il nuovo orange, il riscoperto rosé; caldo, fresco, da scaraffare, decantare, raffreddare. 

Se anche tu apri una bottiglia di vino in preda al panico da “aspirante sommelier” e al “chi assaggia?” passi sempre la palla al vicino di tavolo, questa breve guida fondamentale per imparare a degustare un vino senza ansia è per te.


Degustazione di vino: il calice Scegliere il calice adeguato a lasciar riposare il vino stretto in una bottiglia da “x” anni è più facile a dirsi che a farsi, ma la bella notizia è che se parliamo di degustazione, è consentito un bicchiere universale per tutti i vini. È il bicchiere da degustazioni ISO appunto, e ha dimensioni intermedie adatte a qualsiasi tipologia di vino. Al di fuori del mondo degustazioni però, ogni vino predilige un suo bicchiere. Nell’ottica della semplificazione, ecco qualche principio base per la scelta del bicchiere da vino.
Per i vini giovani scegli bicchieri con l’imboccatura stretta. Occhi puntati all’etichetta dunque. Il motivo è che i vini appena nati, o delicati in generale, devono arrivare diretti al naso senza dispersione di aroma.
Più il vino è corposo e importante invece, per età o per complessità, più ampia deve essere l’imboccatura del calice che scegliamo, così da permettere di cogliere tutte le sfumature olfattive.
Per gli spumanti secchi è d’obbligo il flûte, per quelli dolci e aromatici bene anche la coppa.
Per i vini passiti e liquorosi meglio un calice di piccole dimensioni con un’apertura in proporzione abbastanza ampia e uno stelo generalmente allungato, per dare eleganza al bicchiere. Ricordati infine che il bicchiere non deve mai essere riempito fino all’orlo, ma al massimo fino a metà. Più il vino è intenso e complesso meno quantità va versata, fino ad un minimo di 1/3 del bicchiere stesso.

Degustazione di vino: il colore Per saper valutare il colore del vino bisogna necessariamente avere un po’ di esperienza di uvaggi. Se ad esempio solitamente un vino dal colore rosso carico è sinonimo di maturità, per il Nebbiolo non vale la stessa regola, in quanto l'uvaggio stesso ha un colore scarico, che maturando tende all'aranciato. Come cavarsela quindi?
Sappi che la palette dei vini prevede 11 colori. Vini bianchi: Giallo verdolino, Giallo paglierino, Giallo dorato, Giallo ambrato. Vini rosati: Rosa tenue, Rosa cerasuolo, Rosa chiaretto. Vini rossi: Rosso porpora, Rosso rubino, Rosso granato, Rosso aranciato.
Inclina il bicchiere di 45° sopra una superficie bianca e valutane il colore osservandolo attraverso la parte di minor spessore del bicchiere.
I vini giovani, bianchi e rossi, rientrano quasi sempre nelle prime due scale di colore.
Gli ultimi termini delle scale sono tipici dei vini più evoluti.
Le tonalità ambrate sono invece caratteristiche dei vini passiti.

Degustazione di vino: l’olfatto Anche l’olfatto è una caratteristica che richiede impegno e passione. Ma non preoccuparti, è allenabile! L'esperienza olfattiva infatti è un po' come andare in palestra; bisogna immagazzinare vari profumi annusando non solo vini differenti ma anche frutta, fiori, erbe, anche il tappo stesso, in modo da saper cogliere le caratteristiche di un vino in maniera profonda. Quindi prepara il tuo olfatto a quanti più odori possibili e fidati del tuo… fiuto!

Degustazione di vino: il gusto
Arriva quindi il momento più atteso, quello in cui il vino lo si assaggia davvero, e si scopre se le sensazioni valutate prima vengono confermate o smentite, se la scelta fatta piace oppure no. Il gusto si attiva su due livelli; quello che ci permette di capire se un vino è buono o difettoso, e quello che gioca invece sui sapori che si rifanno ai nostri gusti personali. Il sapore di aceto, per dirla in maniera semplice, è sicuramente sintomatico di un vino carente, diversa è una sensazione personalmente negativa.

I gusti base sono quattro e percepiti in parti diverse della lingua: dolce, amaro, acido, salato. Con questi si combinano le caratteristiche di alcolicità e tannicità che interessano invece il palato.

Degustazione di vino: la persistenza Infine la persistenza, un nome quasi onirico per descrivere la capacità di un vino di lasciare un ricordo sensoriale più o meno lungo dopo la fine della deglutizione, ovvero per quanto tempo si sentono in bocca le sensazioni, i sapori e il retrogusto finale. Anche qui basta affidarsi a due regole:
Un vino semplice ha una persistenza di pochi secondi.
Un vino importante, con tanti profumi, che non si ferma al classico fiore fresco, ma presenta anche profumi di legno, di marmellata, di pepe, di spezia e così via, deve avere invece una persistenza di circa 15 secondi. Se è vero che persistenza e importanza del vino vanno a braccetto, è altrettanto vero che ogni vino ha una sua evoluzione, e che dunque anche il vino più semplice, ha il suo "momento di importanza".

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